Le Terme rappresentano da sempre una fonte naturale fortemente preziosa per il benessere della mente e del corpo e allo stesso tempo costituiscono uno spazio sociale, un luogo di ritrovo per la comunità accessibile a tutti, indistintamente dal ceto sociale di appartenenza. Infatti, sin dai tempi dell’antica Roma la frequentazione delle terme rientrava proprio in quest’ottica di carattere sociale e culturale oltre alla consapevolezza stessa dei romani sulla profonda azione terapeutica delle acque termali.
La capillare diffusione delle terme a Roma determinò anche un grande incremento dello sviluppo edilizio; inizialmente era d’uso comune fare bagni all’aperto in acqua fredda, ma con l’ascesa dell’epoca imperiale sorsero enormi centri termali di cui alcuni disponevano di strutture aggiuntive che favorivano gli scambi socio-culturali ed economici: palestre, stadi, biblioteche, sale conferenze, botteghe e ampi giardini. Parallelamente alle strutture pubbliche destinate ai meno abbienti si aggiunsero strutture molto raffinate, ma entrambe non potevano chiaramente competere con il ruolo che giocarono le grandi strutture statali e quelle di famose domus romane.
L’evoluzione della cultura termale nell’antica Roma si propagò velocemente anche nell’ambito medico con l’utilizzo di alcune sorgenti naturali per usi terapeutici specifici, come per esempio le Acque Albule di Tivoli menzionate da molti autori (tra cui Virgilio) per le rinomate proprietà terapeutiche, oppure l’edificazione di complessi termali presso Napoli, Pompei, Ischia, Pozzuoli, Chianciano. Le prime testimonianze scientifiche sull’efficacia terapeutica delle acque termali si hanno da Plinio, Galeno e Celso, ma fu soprattutto Erodoto a redigere una documentazione medico-scientifica con prescrizioni e posologie sul trattamento termale che curiosamente non si distanzia molto da quelle stilate attualmente.
Con la fine dell’Impero romano e l’avvento della cultura cristiana ci fu un’involuzione totale che riguardò anche la vita termale; durante il Medio Evo, infatti, la pratica igienica del bagno andò scomparendo, ma nel campo idrologico si assistette ad un inaspettato avanzamento con la dimostrazione dei benefici offerti dalle acque sulfuree, dalle terapie inalatorie e dall’applicazione dei fanghi. Gli studi idrologici vennero notevolmente approfonditi e diffusi durante il Rinascimento grazie soprattutto alla stampa, ma il vero sviluppo in campo medico avvenne tra il Settecento e l’Ottocento con l’evoluzione delle scienze chimiche, biologiche e fisiche che contribuirono a classificare l’idrologia come una vera e propria scienza. Specialmente nell’Ottocento noti studiosi e ricercatori come Morgagni, Redi, Spallanzani ed altri condussero numerose ricerche e pubblicarono importanti risultati sul tema idrologico; vennero poi approfonditi gli studi anche sulle proprietà curative della talassoterapia – scoperte già nel secolo precedente – con l’apertura di alcuni ospedali che si prefiggevano l’obiettivo di combattere l’adenite tubercolare e il rachitismo ed infine si puntò alla riqualificazione generale di molti complessi termali che riassunsero il ruolo ricoperto durante l’epoca romana.
Dal Novecento ai giorni nostri la ricerca scientifica, affidata principalmente alle università che collaborano intensamente con le stazioni termali, ha apportato un contributo notevole nel campo della medicina termale dando risalto alla significativa importanza del patrimonio idrominerale: uno strumento del tutto naturale che possiede efficaci proprietà terapeutiche.
CONTINUA – La tipologia e le proprietà delle Acque Termali
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